lunedì 29 novembre 2010

Pécs, Ungheria

Reduce da Pécs, ospite del Dipartimento di Italianistica per il seminario "La fortuna del racconto in Europa: 1910-2010" voluto e diretto da Luigi Tassoni: la pubblicazione di queste cartoline ungheresi è soltanto un pretesto per poterlo ringraziare.

Corrente eclettica

"Vi sono piaciute le tombe dei cani?"


Cariatore

Italian writers



giovedì 18 novembre 2010

Trippa Shake


Stefano “Mago Trippone” Ballini è un caro amico ma anche un carissimo pezzettino di merda. Lo dico nel senso affettuoso del termine, s’intende. È stato lui a creare il gruppo di miei amici su FB e lo fece quando una mia rubrica fu soppressa (con mio dolore, anche se adesso la ritengo una fortuna) dalle pagine de La Repubblica (l’edizione fiorentina), chiedendone il ripristino. Mi fece piacere, mi diede conforto e mi sorprese anche perché in quel periodo con Stefano neanche ci sentivamo più, forse scambiavamo giusto una mail l’anno (vederci mai). Ci vedevamo molto più spesso, invece, nel periodo in cui vanno a pescare questi suoi video amatoriali: suonavano in tanti, in quegli anni, suonavamo tutti ed eravamo allegri e incazzati e punk, e Stefano realizzava una bellissima fanzine a distribuzione gratuita (Trippa Shake) che ospitava le nostre gesta e quelle di altri antieroi di provincia (anche i miei primi sforzi narrativi, sì). Ciclostilata, anarchica, spassosa: di culto. Adesso per pudore e imbarazzo non avrei voluto risentire queste canzoni (specialmente le nostre, la mia chitarra, la mia voce, i miei testi) e invece va bene così perché fu una stagione bellissima. E poi è giusto che il passato sia sempre lì a fiatarti sul collo – a ricordarti chi sei. E poi c’era (e c’è) di peggio, assai. E quindi: grazie, Stefano.



domenica 14 novembre 2010

Non scrivere per mestiere

Un paio di mesi fa Serena Danna (che ancora ringrazio per avermi contattato e citato) ha pubblicato sul Sole 24 Ore un interessante pezzo dedicato agli scrittori che fanno anche un altro mestiere. Queste l'intervista che mi aveva fatto in merito.



1) Che lavoro fai?
Libraio, o meglio commesso in una libreria di catena.

2) Che tipo di contratto hai?
Part-time a tempo indeterminato.

3) Quanto tempo dedichi alla scrittura, quanto al lavoro?
Al lavoro venti ore settimanali. La scrittura invece continua sempre, nella mia testa, mi capita di portarmi un romanzo dentro per mesi, registrare cose utili, pensarlo, anche mentre non lo scrivo per davvero. Anche lavorando altrove.

4) Quando scrivi?
Al mattino, se posso. Sono più lucido, mi resta più facile.

5) Il lavoro influenza la tua scrittura? In che modo?
La influenza direttamente, perché nei miei romanzi il tema del lavoro è sempre presente. E indirettamente, perché ho sempre lavorato da dipendente e ogni mia scelta, non soltanto letteraria, credo sia influenzata dalla mia quotidianità.

6) Ti definiresti precario?
Limitando la risposta alla sfera professionale dovrei nuovamente dividermi in due: il contratto da commesso è appunto a tempo indeterminato, quindi relativamente fortunato rispetto a ciò che si trova in giro; per quanto riguarda le collaborazioni che ho da scrittore la precarietà è invece assoluta, ogni “prestazione” è decisa e pagata di volta in volta, niente può veramente garantire che ce ne sia una successiva.  

7) Hai tempo libero? A cosa lo dedichi?
Sto imparando a nuotare. Mi piacciono il cinema e la musica, ovviamente la lettura, gli sport quasi tutti. Due, tre volte l’anno vado a pescare. Quando ho un periodo di ferie cerco di fare un viaggio. Mi appassiona il mondo del vino, specie quello più naturale e nascosto. Mi piace la vita di coppia: stare semplicemente insieme alla mia compagna, quando gli impegni lo permettono, mi sembra sempre una fortuna.

8) Pensi che il mondo del lavoro sia poco rappresentato in letteratura?
Forse qualche anno fa, ma adesso no, affatto. Anzi trovo che certi romanzi sappiano tratteggiarlo in maniera molto più veritiera rispetto a titoli e numeri dell’informazione di massa.

9) Ti piacerebbe dedicarti solo alla scrittura? Perché?
Mi piacerebbe, ma soltanto se fosse svincolata dalla mia sopravvivenza economica. Ho scoperto che la mia scrittura trae enorme vantaggio dalla libertà, quindi dal non essere legata a scadenze, obblighi, vincoli.

10) Per quale motivo in Italia scrivere romanzi non è considerata una professione?
La vera letteratura credo sia un’arte, più che una professione. Tornando a ciò che dicevo prima, tendo a separare gli “autori” dai “professionisti della scrittura”: i primi scrivono con l’anima, senza ascoltare altro; i secondi con il mestiere, guardando alla frequenza delle uscite, alla moda, alle vendite. Poi finiscono sugli stessi scaffali, e a mancare credo sia soprattutto un riconoscimento economico: posto per tutti, nei numeri tanto piccoli del nostro mercato, non ce n’è.

lunedì 8 novembre 2010

In causa

L'occasione può sembrare autoreferenziale (pubblicano un mio post), ma nell'essenza non lo è: vi segnalo Scrittori in Causa, organismo indipendente di informazione e confronto sulle convenzioni contrattuali nel campo editoriale. Per scrittori e scrittrici che vogliono eliminare le cattive maniere e diffondere le buone prassi. Buona informazione.



lunedì 1 novembre 2010

Il Paradiso di Manfredi

Mi sono bastati due giorni per cambiare (in positivo) idea sul Brunello di Montalcino (non che prima non mi piacesse, solo che stava messo in un tal modo, nella mia classifica; adesso quella classifica è tutta scombinata) e sull’accessibilità/ospitalità di certe zone/elite della viticultura toscana. La verità è che il meglio (anche umanamente) devi sempre andartelo a cercare. Uno dei momenti topici si consumò salendo al Paradiso (che già dice tutto) di Manfredi, piccola grande azienda a conduzione familiare; persone che amano la terra e nel rispettarla (chimica zero, passione parecchia) ne traggono i frutti migliori (“non siamo bravi, siamo fortunati” ripetono; sono bravissimi ad accompagnare la fortuna, come minimo): vini naturali, vivi, belli, sani, puliti, sorprendenti, che trovano nel tempo (di un bicchiere, di una cena, ma anche di qualche anno d’attesa) l’alleato migliore. Lascio alla critica specializzata l’onore delle recensioni e al sito dell’azienda ogni dettaglio utile. A me il piacere di pubblicare una foto che per prassi dovrebbe essere di etichette, vigne, cantine, e invece è di famiglia, perché mi sembra quella che più li rappresenta. A voi, il caloroso consiglio di una prossima bottiglia. Anche per scoprire se ho ragione.