«La fiondata di Ulissi è arrivata prima del previsto ed è stato forse il mio bicchiere migliore, in questo Giro. La sua condotta nella tappa che ha vinto, e sul Sestriere, la sua prestazione generale nella prima vera corsa a tappe da professionista – i suoi occhi, dicono chiaramente che la vita da gregario gli andrà stretta molto presto. Ha qualcosa, lo capisci al volo. E ad aspettarlo rischi di far tardi».
«Lo Squalo ha retto, si è gestito, ha combattuto nella testa e nelle gambe, ci ha provato, ha capito, ha fatto i conti con la verità senza prenderla a cazzotti, perché tanto sarebbe come schiaffeggiare il vento. È adeguato e vincente e probabilmente lo sarebbe molto di più in un’epoca normale – come altri lo sarebbero stati in quella del Cannibale se non ci fosse stato il Cannibale. Quando attacca in discesa mi fa impazzire – come l’amore che torna sui luoghi che ti hanno conquistato e rinverdisce il senso; ma è un amore destinato al tradimento se ha bisogno dei numeri per trascinarti via, mentre l’amore ideale è quello che ti rapisce per indole, nell’essenza, quando di tutte le altre già ti accorgi più».
«Invece, tipo, dell’azione di Kiryienka mi sono accorto eccome; e da buon inviato sedentario ho ringraziato il televisore e tutte le diavolerie che permettono di recapitarmi in casa certe meravigliose sequenze: lo stesso presunto progresso che solitamente avverso».
«Il Post Scriptum del post, certo: voci sempre più insistenti danno il Cobra a un passo dal nuovo ingaggio e quindi al rientro per i primi di giugno, già pronto ad azzannare il Campionato Italiano. Fosse vero».